Speciale Alzheimer
Intervista alla dott.ssa Paola Basilico, ricercatrice presso l’Unità Valutativa Alzheimer diretta dal Prof. Elio Scarpini.
Parliamo con la dott.ssa Basilico della malattia dell’Alzheimer: chi colpisce, i sintomi premonitori, come riconoscerla, quali sono le cause, come si cura, e come l’alimentazione influisce.
Buona lettura!
1. Come si manifesta l’Alzheimer e quali sintomi/disturbi la caratterizzano?
Dott.: La malattia di Alzheimer è una patologia tipica dell’età avanzata ed esordisce generalmente dopo i 60 anni, le forme ad esordio precoce (prima dei 60 anni) sono molto rare.
Il sintomo iniziale più frequente è il progressivo deficit di memoria episodica, ovvero la capacità di apprendere e rievocare gli eventi occorsi di recente. La memoria per gli eventi passati tende ad essere risparmiata nelle prime fasi di malattia. In una minoranza di casi, la patologia può esordire con sintomi differenti, in particolare con problemi di linguaggio, alterazioni comportamentali oppure difficoltà nelle funzioni visuospaziali.
Nelle fasi iniziali della malattia il soggetto affetto può manifestare, oltre al problema di memoria, anche episodi di disorientamento sia nel tempo che nello spazio e difficoltà nel reperire i vocaboli. Può inoltre presentare una maggiore difficoltà nell’organizzarsi e nel portare a termine i compiti più complessi e una ridotta capacità di ragionare in maniera astratta. Tipicamente il paziente appare inconsapevole dei propri sintomi e nega le proprie dimenticanze e i propri errori.
Nella fase intermedia di malattia il problema di memoria diventa più grave e può iniziare ad interessare anche la memoria per gli eventi passati. Il soggetto ha crescente difficoltà nell’esprimersi e nello svolgimento delle attività della vita quotidiana e può manifestare alterazioni del comportamento. Queste ultime sono caratterizzate da apatia, perdita di interesse per le interazioni sociali e le attività della vita quotidiana, tendenza a trascurare la cura della casa e l’igiene personale, maggiore irritabilità.
Altri sintomi tipici sono: difficoltà nel compiere sequenze complesse di azioni precedentemente apprese (ad esempio preparare un caffè o farsi la barba), perdita della capacità di riconoscere i volti di persone precedentemente note, alterazioni dell’olfatto, alterazione del sonno.
In alcuni casi nelle forme moderate o avanzate di malattia di Alzheimer si possono manifestare problemi di aggressività, insonnia e agitazione che richiedono un trattamento farmacologico specifico.
Con il progredire della malattia il soggetto perde progressivamente la propria autonomia e la capacità di interagire con le altre persone. Nello stadio finale possono comparire incontinenza, crisi epilettiche, rigidità muscolare e progressiva difficoltà nella deambulazione fino all’allettamento.
2. Come riconoscere un principio di alzheimer in un proprio familiare e come comportarsi
Dott.: I campanelli d’allarme sono rappresentati dall’occorrenza di momenti di confusione e disorientamento e dal manifestarsi di ripetuti episodi di dimenticanze significative (meno banali rispetto a quelle che possono occorrere nella quotidianità di ciascuno di noi). Ad esempio, potrebbe essere significativo il fatto che il proprio familiare tende in diverse occasioni a ripetere ciò che ha appena detto senza rendersene conto, oppure non ricorda un evento occorso da poco, o di frequente sposta gli oggetti senza ricordare dove li ha riposti. Anche momenti di disorientamento in cui il familiare non è in grado di orientarsi in un ambiente solitamente a lui noto potrebbe rappresentare un’iniziale manifestazione della malattia. E’ importante sottolineare che tipicamente il paziente non si rende conto dei sintomi che sta manifestando, sono infatti quasi sempre i familiari, o comunque le persone a lui vicine, ad accorgersi di questi episodi. In tal caso ciò che bisogna fare è parlarne con il proprio medico di base il quale provvederà a prescrivere una visita neurologica o geriatrica in un centro specializzato.
3. Ci sono casi in cui la patologia può avere un decorso veloce? Se sì, in quali?
Dott.: Il decorso della malattia di Alzheimer differisce da soggetto a soggetto. Vi sono casi in cui l’andamento è molto lento, e il quadro clinico si mantiene più o meno stabile per lungo tempo, e casi in cui il peggioramento è rapido. Ci sono casi in cui il quadro clinico rimane stazionario a lungo (magari per anni) per poi peggiorare repentinamente, spesso in concomitanza di un evento stressante come una malattia, un intervento chirurgico o un ricovero ospedaliero. Non è possibile stabilire a priori al momento della diagnosi come sarà il decorso della patologia. Le rare forme di Alzheimer su base genetica tendono ad avere un decorso più rapido.
4. Cosa possiamo consigliare a chi ha un caso in famiglia. Ci sono terapie alternative per gestire/curare un malato di alzheimer?
Dott.: Oltre alle terapie farmacologiche attualmente in commercio per la malattia di Alzheimer esistono altri trattamenti che potrebbero rivelarsi utili. La somministrazione di vitamina E, una vitamina con attività antiossidante, sembra contribuire a rallentare la progressione della malattia. Interventi di tipo non farmacologico comprendono: il mantenimento di un adeguato stato nutrizionale del paziente attraverso la somministrazione di integratori alimentari, da utilizzare nei casi in cui vi è una tendenza del soggetto ad ipoalimentarsi e a perdere peso. In alcuni casi lo scarso appetito può dipendere dalla riduzione del senso dell’olfatto, in questi casi il paziente può beneficiare di una maggiore stimolazione degli altri sensi, ad esempio rendendo il cibo più saporito.
Un altro approccio non farmacologico è rappresentato dalla riabilitazione cognitiva, ovvero un tipo di riabilitazione che, attraverso specifici esercizi, aiuta il malato di Alzheimer a tenere in allenamento la memoria e altre funzioni cognitive, rallentandone il deterioramento. Tale approccio è attuabile solo nelle fasi iniziali di malattia. Anche l’esercizio fisico regolare contribuisce a rallentare la progressione della patologia.
La cosiddetta terapia occupazionale è utile per mantenere o recuperare le abilità necessarie nelle attività della vita di tutti i giorni. Sessioni personalizzate di terapia occupazionale sono di aiuto sia per il paziente che per il care-giver per mantenere più a lungo l’autonomia e superare gli ostacoli nella vita quotidiana.
5. Quando si deve ritenere opportuno fare un test genetico per capire se c’è predisposizione
Dott.: Le forme genetiche di malattia di Alzheimer rappresentano meno dell’1% di tutti i casi. Quando la malattia è causata da una mutazione genetica i sintomi si manifestano precocemente (anche prima dei 50 anni) e in genere è possibile individuare almeno un soggetto affetto in ogni generazione della famiglia. Solo quando la malattia esordisce molto precocemente e nella propria famiglia vi sono stati numerosi casi di malattia di Alzheimer (in particolare nei familiari stretti) è opportuno eseguire il test genetico specifico.
6. In termini di prevenzione, su cosa si deve agire e come?
Dott.: I fattori di rischio per le malattie cerebrovascolari e cardiovascolari aumentano anche il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Il controllo di tali fattori è quindi fondamentale in termini di prevenzione. E’ necessario seguire una dieta corretta (un ottimo esempio è la dieta mediterranea) per tenere sotto controllo i valori di colesterolo e trigliceridi nel sangue, tenere sotto controllo i valori di pressione arteriosa (ove necessario mediante l’assunzione di farmaci antipertensivi), evitare il fumo di sigaretta e svolgere regolare attività fisica.
7. A che punto è la sperimentazione coordinata dal Centro Dino Ferrari sulla vaccinazione di soggetti sani a rischio di malattia? Quali sono gli obiettivi di questa sperimentazione?
Dott.: Nei prossimi mesi si terrà l’investigator meeting relativo alla sperimentazione. Il nostro Centro partirà quindi a breve con l’arruolamento dei soggetti a cui somministrare il vaccino. La sperimentazione è finalizzata a trovare un farmaco che possa bloccare il processo patogenetico della malattia di Alzheimer in uno stadio precoce, prevenendo la comparsa dei sintomi.
31/08/2017
Dott.ssa Paola Basilico
Unità Valutativa Alzheimer (U.V.A.) diretta dal Prof. Elio Scarpini
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