Invecchiamento normale e patologico. Le condizioni patologiche più frequenti nell’anziano sono la fragilità (definita dai seguenti sintomi: abulia, perdita di peso, senso di fatica, debolezza muscolare, rallentamento nei movimenti) e le demenze. Le cause biologiche che predispongono allo sviluppo di fragilità e/o demenza, e se e come le due condizioni si influenzino l’un l’altra non è ad oggi noto. In questo contesto, sarebbe importante avere dei marcatori biologici precoci che permettano l’identificazione dei soggetti a rischio e l’impostazione di programmi di prevenzione e/o trattamento farmacologico, con conseguente risparmio da parte del sistema sanitario nazionale in termini di spese legate alla gestione dei sintomi in fase avanzata (farmaci, assistenza, istituzionalizzazione).
Il progetto mira a comprendere alcuni meccanismi biologici e patofisiologici alla base della fragilità e del decadimento cognitivo lieve, che può o meno evolvere in demenza. In particolare, recenti scoperte indicano che le cellule comunicano tra loro grazie a microvescicole (esosomi) che contegono diversi messaggeri e che possono fondersi con le cellule riceventi, trasferendo le informazioni contenute. Questo meccanismo sembra essere all’origine della propagazione di meccanismi alterati che si traducono poi in sintomi e malattie, e potrebbe avere un ruolo nello sviluppo dei sintomi tipici della fragilità. Ci proponiamo di studiare il contenuto degli esosomi in campioni biologici di soggetti fragili e non, già seguiti presso il nostro centro, al fine di identificare marcatori biologici che predicano lo sviluppo dei sintomi.
Il progetto si basa sull’esistenza di una banca di campioni biologici di soggetti anziani fragili e non, e con decadimento lieve e non; e di una corrispondente banca di dati sull’andamento nel tempo di questi individui.
Verrà studiato il contenuto degli esosomi circolanti e di quelli di origine neuronale (che pensiamo riflettano le modificazioni patologiche che avvengono specificamente nel cervello); in particolare ci focalizzeremo su una classe di messaggeri non codificanti che regolano l’espressione genica, di cui abbiamo dati preliminari, che verranno ampliati e approfonditi. Inoltre, grazie alla collaborazione con il CNR, studieremo i meccanismi di base, che giustificano le variazioni nei campioni dai pazienti, tramite modelli in vivo e in vitro.
I risultati attesi comprendono: 1) una miglior conoscenza dei meccanismi di base che portano alcuni soggetti anziani a diventare fragili e/o dementi 2) l’identificazione di marcatori biologici che possano essere utilizzati in futuro per predire quali soggetti anziani siano destinati a sviluppare sintomi legati alla fragilità e/o alla demenza, onde proporre programmi preventivi adeguati e ritardare il più possibile la fase patologica conclamata.
a cura della Dott.ssa Daniela Galimberti
Unità Valutativa Alzheimer – Centro Dino Ferrari, diretta dal prof. Elio Scarpini
Ospedale Policlinico di Milano, Università degli Studi di Milano